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Daniela D'Ortenzio - La favola del mondo
Metafora del mondo e della vita, oltre il tempo e lo spazio, la favola costituisce il nucleo centrale della pittura di Elena Andreescu, artista rumena da anni trapiantata in Italia che si distingue grazie ad opere particolarmente piacevoli allo sguardo, accattivanti per la loro apparente semplicità, per le rotondità di paesaggi e personaggi, e per le storie che ognuna racconta e in cui tutti, in un modo o nell'altro, possono ritrovare una parte di sé.
L'originalità della Andreescu sta, innanzitutto, nell'aver saputo costruire uno spazio pittorico ben preciso nel quale proiettare la propria visione artistica e che diventa, così, il tratto tipico della sua creazione, in esso, l'artista porta a piena maturazione la rappresentazione della pura fantasia, rivisitata alla luce di un sostrato culturale molto forte e saldo nelle nostre coscienze, che non si identifica soltanto con una specifico dominio nazionale (non è, cioè, stampo fedele di una determinata cultura, rumena o, ad esempio, italiana) ma sembra, al contrario, far parte di una dimensione universale.
Nelle opere della pittrice si ritrovano, infatti, simboli, leggende, immagini che fanno parte, in un modo o nell'altro, del nostro inconscio collettivo: o perché tratti da una mitologia, come ad esempio quella greca, talmente importante e celebre da far parte, inevitabilmente, di tutte le culture, essendo essa fondamento di tutto un sapere; o perché derivati da una serie di meccanismi mentali comuni a tutti i bambini, di tutte le epoche, nei quali ognuno può riscoprire il ricordo delle proprie fantasie infantili, dei giochi che tutti hanno fatto, di quegli spezzoni di realtà che hanno suscitato in noi, piccoli ed incontaminati osservatori del mondo, meraviglia ed incanto.
Tutto questo emerge nella pittura di Elena Andreescu, che sembra voler utilizzare l'arte per compiere un percorso a ritroso nel tempo e nella storia, per tornare alle origini primigenie dell'uomo e del bambino e riscoprire la forza e l'espressività dell'infanzia nel mondo. Le fiabe che hanno popolato la nostra fanciullezza, i cliché letterali propri della letteratura infantile, ma anche le immagini topiche di certe culture, assurte pian piano a vere e proprie culture del mondo, regolano la struttura narrativa delle opere di questa interessante pittrice, che palesa, con poeticità e semplicità assolute, ciò che ci appartiene da sempre, che è nascosto in noi sotto le nostre coscienze, che fa parte della nostra intera persona, oltre che dei nostri ricordi d'infanzia, in modo indissolubile.
Nei soggetti che la Andreescu predilige riecheggiano scenari fantastici da sempre vissuti nella nostra mente e, per questo, così vicini e familiari: si passa dalle immagini del circo, che offre lo spunto ai sogni di ogni bambino (Circensi, litografia) a quella del Carnevale (Inizia il carnevale, litografia), teneramente evocato dalla più poetica delle figure, quella del clown, che suggerisce ulteriormente, ed in modo più che mai evidente, il tema circense. Ci si imbatte in scene mitologiche dominate da antiche divinità (Diana, serigrafia) e grandi uomini, come in Sirena e pescatori (olio su faesite), che rivela il richiamo inevitabile al tema omerico del viaggio di Ulisse, la prima e più alta celebrazione del fantastico-visionario che pone le basi dell'intera cultura occidentale. Ma, scorrendo le opere dell'artista, si scopre anche un inaspettato omaggio ad un prodotto letterario tutto italiano, Pinocchio (Pinocchio incontra amici, olio su tela), che evidentemente si eleva a simbolo di un prodotto per l'infanzia che ha poi saputo, vista la sua forza immaginifica e morale, imporsi nella memoria individuale e collettiva di generazioni e generazioni di bambini divenuti adulti, cresciuti insieme a Pinocchio ed ancora intimamente vicini ad esso.
Al di là, però, delle grandi citazioni letterarie, Elena Andreescu ci offre il racconto di una vita fatta, come già accennato, di sensazioni, di ricordi e risonanze sentimentali strettamente legati a luoghi e giochi fantastici. Appare, così, significativa un'opera come L'isola greca (litografia) in cui l'autrice sembra, ancora una volta, voler ricongiungere un oriente ed un occidente che in egual misura fanno parte del suo personale bagaglio culturale, di vita e di esperienze, così come del nostro. Altrettanto eloquenti diventano opere come Bambini nel bosco (olio su tela), Salutando la mongolfiera (olio su tavola) o A Santo Domingo (olio su tela), in cui la pittrice descrive con la stessa innocenza dei suoi personaggi la meraviglia istintiva dei bambini di fronte alla natura, al mondo che li circonda: ecco, allora, l'immagine topica del bosco, popolato delle più meravigliose creature - il cervo e, soprattutto, il pavone, che con lo spettacolo strabiliante della sua coda aperta resta impresso nella memoria di tutti coloro che, da bambini, ne abbiano osservato uno, attendendo con curiosità ed incredulità la visione di quello spettacolo; o, ancora, il ricordo della mongolfiera, strano oggetto su cui ognuno di noi ha, almeno una volta, da piccolo, salire, e la gioia dell'incontro tra il bambino e il delfino, oggetto anch'esso del desiderio infantile di cavalcarlo e giocarci tra le onde. In tutto ciò sta la celebrazione, e la riscoperta, delle pulsioni che hanno caratterizzato l'infanzia di noi tutti, in ogni epoca e paese - il che attribuisce alla pittura della Andreescu il valore di un linguaggio veramente universale che si esprime attraverso le strutture stesse della nostra coscienza e, per questo, vi penetra veramente in profondità, dando l'impressione che contemplare queste opere sia un po' come guardare a fondo di noi stessi e tornare in un mondo ancora presente ma chiuso a chiave da anni.
Da un punto di vista strettamente tecnico, questa artista ci offre immagini estremamente particolareggiate, spesso arabescate nei dettagli - come, ad esempio nelle onde del mare in All'alba del 2000 e A Santo Domingo e nella coda del pavone e le fronde degli alberi in Bambini nel bosco - e solo, apparentemente semplici ed ingenue. In realtà, esse nascondono una ricercatezza stilistica rilevante, che le arricchisce rendendole accattivanti nella loro rotonda bontà. Ciò stempera la tendenza alla schematizzazione, compensata, appunto dall'attenzione per i particolari - le stelle nel cielo, i ricami dei tendaggi, le tegole rosse dei tetti o i tratti specifici di alcuni indumenti. Ma ciò che più colpisce, oltre alla costruzione di un disegno dalle forme sempre molto arrotondate e avvolgenti, è l'impatto cromatico significativamente coinvolgente e vitale, evidente anche ne taglio così nitido degli occhi, talmente vivi e pulsanti di brio da sembrar reali ed offrire all'intero dipinto veri e propri punti di luce che infondono dinamismo e vitalità all'azione.
Il risultato è una pittura densa di spontaneità, piccole delicatezze, sinceramente emozionante e toccante, che abbraccia la vita con amore e rispetto, addentrandosi nei meandri della nostra esistenza fantastica per ritrovarvi scorci di una realtà sospesa tra tenero lirismo e dolce senso del gioco e della scoperta.
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